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autore
brano
 
Cicerone
I doveri, I, 38
 
originale
 
[38] Cum vero de imperio decertatur belloque quaeritur gloria, causas omnino subesse tamen oportet easdem, quas dixi paulo ante iustas causas esse bellorum. Sed ea bella, quibus imperii proposita gloria est, minus acerbe gerenda sunt. Ut enim cum civi aliter contendimus, si est inimicus, aliter si competitor (cum altero certamen honoris et dignitatis est, cum altero capitis et famae) sic cum Celtiberis, cum Cimbris bellum ut cum inimicis gerebatur, uter esset, non uter imperaret, cum Latinis, Sabinis, Samnitibus, Poenis, Pyrrho de imperio dimicabatur. Poeni foedifragi, crudelis Hannibal, reliqui iustiores. Pyrrhi quidem de captivis reddendis illa praeclara: Nec mi aurum posco nec mi pretium dederitis, Nec cauponantes bellum, sed belligerantes Ferro, non auro vitam cernamus utrique. Vosne velit an me regnare era, quidve ferat Fors, Virtute experiamur. Et hoc simul accipe dictum: Quorum virtuti belli Fortuna pepercit, Eorundem libertati me parcere certum est. Dono, ducite, doque volentibus cum magnis dis.
 
traduzione
 
38. Quando, poi, si combatte per la supremazia, e con la guerra si cerca la gloria, occorre che anche allora le ostilit? siano aperte per quelle stesse ragioni che, come ho detto poco fa anzi, sono giuste ragioni di guerra. Queste guerre, per?, che hanno come scopo la gloria del primato, si devono condurre con meno asprezza. Come, con un cittadino, si contende in un modo, se ? un nemico personale, in un altro, se ? un competitore politico (con questo la lotta ? per l'onore e la dignit?, con quello per la vita e il buon nome), cosi coi Celtiberi e coi Cimbri si guerreggiava come con veri nemici, non per il primato, ma per l'esistenza; per contro, coi Latini, coi Sabini, coi Sanniti, coi Cartaginesi, con Pirro si combatteva per il primato. Fedifraghi e spergiuri furono i Cartaginesi, crudele fu Annibale; pi? giusti gli altri. Splendida fu davvero la risposta che Pirro diede ai nostri legati sul riscatto dei prigionieri: "Io non chiedo oro per me, e voi a me non offrirete riscatto. Noi non facciamo la guerra da mercanti, ma da soldati: non con l'oro, ma col ferro decidiamo della nostra vita e della nostra sorte. Sperimentiamo col valore se la Fortuna, arbitra delle cose umane, conceda a voi o a me l'impero; o vediamo se altro ci arrechi la sorte. E ascolta anche queste altre parole: ? mio fermo proposito lasciare la libert? a tutti quelli, al cui valore la fortuna delle armi lasci? la vita. Ecco, riprendeteli con voi: io ve li offro in dono col favore del cielo". Parole veramente regali e degne di un Eacida.
 

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